L’uso della musica nell’ambito medico, dell’educazione e in ogni ambito del quotidiano, è uno strumento utile per migliorare la qualità di vita. Possiamo affermarlo perché la musica, utilizzata come terapia, è una disciplina indagata in diversi ambiti, clinico ma non solo.
L’obiettivo quando si fa musica con uno scopo terapeutico è quello di migliorare la condizione fisica, mentale, la capacità di comunicare le proprie emozioni e di interagire sul piano sociale.
Come disse J.S.Bach “La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori.”
Oggi la ricerca e la pratica clinica si basano su specifici standard definiti su basi culturali e sociali, sulle esigenze reali che emergono dalla società in cui viviamo.
La musicoterapia improvvisativa, che prevede delle sedute in cui il paziente suona con il musicoterapista, viene utilizzata in ambito neurologico (Parkinson, Alzheimer), oncologico, riabilitativo e antalgico. Si creano nuove possibilità di comunicazione, un dialogo tra musicoterapista e paziente che, attraverso il suono, stimolano le diverse aree del nostro cervello.

La musicoterapia ha sviluppato nella pratica clinica due approcci, relazionale e riabilitativo.
Il primo prevede la presenza di un musicoterapista che opera all’interno di un setting terapeutico. Si segue un modello psicologico che fa della relazione tra paziente e musicoterapista il centro dell’intervento. La musica diventa un piano di comunicazione, una terapia complementare a quella tradizionale. Stimola la capacità di comunicazione ed empatia e aiuta a contenere i sintomi comportamentali.
La tecnica si basa su un approccio attivo che si sviluppa a partire dall’improvvisazione sonoro-musicale; musicoterapista e paziente, infatti, comunicano su un piano non verbale che coinvolge attraverso il linguaggio sonoro l’insieme di componenti psicologiche, emozionali, comportamentali, cognitive e motorie. E’ un momento in cui tutte queste componenti si allineano, e a suon di musica, dialogano tra loro. La comunicazione si sposta ad un livello profondo che elude la parola, favorendo lo sviluppo di un diverso tipo di comunicazione e quindi di relazione.

L’obiettivo della terapia è condurre il paziente ad una riabilitazione motoria, sensoriale e cognitiva, attraverso l’utilizzo di tecniche specifiche ed esercizi sonoro-musicali, con ritmi differenti per stimolare la comunicazione a diversi livelli.

Non occorre necessariamente suonare per beneficiare degli effetti della musica. L’ascolto della musica può essere anch’esso terapia, può essere effettuato individualmente sotto la guida di un musicoterapista.
La musica, in sintesi utilizzata come terapia complementare a quella tradizionale, sembra aiutare il paziente a mantenere la capacità di comunicazione ed empatia e contenere i sintomi comportamentali (Raglio, 2018).
Le principali evidenze emerse oggi dalla ricerca scientifica indicano che la musica può essere utilizzata per ridurre anche la percezione di ansia e di stress, legata a determinate pratiche cliniche, in ambito oncologico, come terapia complementare a quella farmacologica in ambito psichiatrico, ad esempio nella depressione, oppure in quello neurologico.
L’ascolto musicale e la musicoterapia attiva oggi entrano anche nell’ambito del lavoro. Possono avere un effetto sia sulle componenti psicologiche ed emotive dei lavoratori, possono contribuire ad influire positivamente sulle prestazioni lavorative, come l’attenzione.
Lo stress che il lavoratore sperimenta nel lavoro può essere tenuto sotto controllo e limitato attraverso questo supporto.
La musicoterapia oggi è sempre più uno strumento versatile a disposizione del medico, dell’insegnante, dei professionisti della riabilitazione e nella terapia occupazionale.

di Beatrice Barbano