Le aree del cervello deputate al linguaggio e alla lettura vengono potenziate da itinerari educativi e pedagogici mirati e personalizzati. Si compiono passi significativi nella strategia di cura e supporto per correggere i disturbi dell’apprendimento.
DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO E DISLESSIA
I DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), sono tutti quei disturbi del neurosviluppo che riguardano le competenze base come leggere, scrivere e contare. La dislessia è uno di questi ed è un disturbo dell’apprendimento legato alla lettura e all’elaborazione visiva delle informazioni. Si tratta di un fenomeno estremamente diffuso, soprattutto nell’età infantile e colpisce il 10-20% della popolazione.
Un recente studio, condotto dall’Università di Washington e pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha dimostrato come il deep learning mirato e l’allenamento costante delle facoltà cognitive legate all’apprendimento, contribuiscano ad un potenziamento, monitorabile tramite risonanza magnetica, delle aree cerebrali deputate al linguaggio.
Una sorta di “Kintsugi educativo”, una forma di apprendimento-terapia, che trasforma in oro il piombo delle difficoltà e che consente alle ferite di rimarginarsi, riunendo i tasselli e infondendo coraggio. Una “Resilienza educativa” grazie alla quale le difficoltà di apprendimento verrebbero “riparate” per saldare insieme la conoscenza e potenziare le abilità.
La diffusione di tecnologie diagnostiche accurate, il tutoraggio intensivo e gli esercizi di apprendimento sono il trattamento riabilitativo che porta al potenziamento delle aree cerebrali specifiche di elaborazione visiva delle informazioni e di codifica di testi.
IL CERVELLO E’ UN ORGANO PLASTICO
Grazie alla sua plasticità, il nostro cervello può essere plasmato e modificato da fattori ambientali ed esperienziali ed è possibile intervenire per influenzare il percorso di apprendimento. Partendo da questo assunto, i ricercatori hanno somministrato un programma di apprendimento intensivo di otto settimane ad un campione di 24 bambini tra i 7 e i 12 anni, affetti da disturbi dell’apprendimento. Il test ha dimostrato un miglioramento delle abilità di lettura e delle doti di immagazzinamento delle informazioni, testimoniato anche dalla risonanza magnetica post trattamento.
I PROGRESSI
Tale risultato dimostra come il processo educativo possa plasmare le connessioni neurali e il coordinamento delle attività delle diverse aree cerebrali.
Lo studio condotto ribadisce l’importanza della pianificazione dell’impegno educativo e della responsabilità formativa degli insegnanti, i quali, come “ingegneri del cervello”, costruiscono nuovi circuiti cerebrali destinati allo sviluppo di nuove abilità o al potenziamento delle esistenti.
Grazie ad una serie di input e di stimoli programmati, il software del nostro cervello è in grado di riparare i patterns, ovvero le lesioni latenti, imparando e aggiornando le connessioni del circuito cerebrale.
Tali progressi apportano un significativo contributo agli studi che certificano il potere dell’apprendimento continuo come deterrente per l’invecchiamento cerebrale e come antidoto per le patologie che colpiscono tale organo.

Jessica Sini